IL MOSAICO PAVIMENTALE DI CARLENTINI
Nel luglio 2006 sono stati ultimati, in via Nazionale, i lavori del mosaico pavimentale progettato dalla professoressa Maria Grazia Brunetti: con una superficie di circa mq 500, si tratta del più grande mosaico moderno realizzato al mondo, fortemente voluto dai progettisti dell’intervento di recupero delle Mura Urbiche di Carlentini, la prof.ssa Gabriella Caterina e la prof.ssa Stella Casiello, per volgere lo sguardo verso il basso e non vedere gli spazi deturpati dall’incompetenza e dalla speculazione edilizia.
I lavori, cominciati nel novembre del 2005, sospesi dopo un mese per motivi climatici, sono stati ripresi nel maggio successivo ed hanno visto impegnata, costantemente, una squadra organizzata di operai che ha imparato a costruire immagini sotto la guida severa ma prodiga di consigli dell’artista fiorentina che in questi mesi è riuscita a formare un gruppo di esperti esecutori di mosaico moderno.
Oggi fare mosaico significa realizzare immagini utilizzando le tecnologie che la cultura contemporanea fornisce e impiegando materiali diversi come pietre, sassi, ceramica, terracotta, vetro, metalli; spesso è questa varietà pressoché illimitata dei materiali a suggerire nuove possibilità compositive ed espressive, proprio come è avvenuto a Carlentini.
Arrivata in città per iniziare il lavoro, Maria Grazia Brunetti ha scelto i materiali base per il mosaico: la pietra bianca di Modica, la pietra sabucina e il frantumato lavico ed ha chiesto all’impresa di portare in cantiere scarti metallici, sassi, pezzi di vetro. Dopo qualche giorno di perplessità, appresa la logica esecutiva, gli operai hanno riempito il mosaico con pezzi di tubi, raccordi di ponteggio, staffe ad L, tondini, pile, bossoli, scatolette di tonno, lattine, rubinetti, fermacampioni, tegole: oggetti inseriti nello sfondo di frantumato lavico che la Brunetti chiama <<il cielo in cui si muovono gli oggetti spaziali e che brilla di luccichii>>.
Il progetto originario è stato modificato dall’artista durante l’esecuzione dei lavori, facendo capire come nel mosaico moderno non bisogna essere rigidi nelle scelte ma flessibili e pronti ad accettare le novità che la costruzione presenta; è suo modo di dire a chi la collabora:<< non ragionare con la testa ma ragiona con gli occhi e con il cuore.>>
Si è cominciato dalla punta del cono, come dice la professoressa, perché in effetti questa è la forma che ha dato al perimetro del mosaico, eseguendo le fasce curvilinee con blocchi sbozzati di pietra di Modica e riempiendo gli spazi compresi tra le volute con frantumato lavico di piccola pezzatura, sistemato pezzo per pezzo nel letto di malta. Alcuni particolari sono definiti da guide metalliche saldate a ferri conficcati nel piano di cemento.
Le figure principali dell’opera sono state disposte in modo che tutto il mosaico sia in equilibrio: il peso dell’angelo dispensatore di verità e giustizia, eseguito nella parte centrale del mosaico, è bilanciato dall’orologio di Carlo V e dal Sole signore dell’ordine universale, costruiti alle estremità dell’opera; anche i materiali sono scelti in modo da distribuire in tutto il mosaico la varietà dei colori e delle forme.
Tutto il lavoro eseguito si muove con armonia: questa è tra i vari materiali ed elementi del mosaico e tra l’intera opera e il contesto urbano recuperato dall’intervento sulle Mura Urbiche.
Il mosaico progettato da Maria Grazia Brunetti più che una decorazione è una parte integrante dell’architettura realizzata ex novo dagli architetti Caterina e Casiello, sublima lo spazio architettonico ed urbano creando una dimensione spazio-temporale nuova e diversa, difficilmente eguagliabile.
Patrizia Carnazzo
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