Il
mosaico, come la ceramica, si puó dire che accompagni
al vita dell’uomo fin dalle origini. Mosaici molto raffinati
si trovano in antichissime tombe egizie. In Grecia, dapprima,
i mosaicisti con fanno che trasporre i temi della grande pittura,
della quale la paziente fatica degli operatori é spesso
unica testimonianza; successivamente il mosaico sostituisce la
pittura murale e gli ateliers dei lavori musivi si diffondono
con gli echi dell’arte ellenistica dalla Siria fino a Roma.
Nelle ville dell’Africa romana e nei pubblice edifici i
pavimenti sono di mosaico. Mosaici murali splendono nella villa
di Adriano a Tivoli, negli scavi di Pompei e in quelli di Piazza
Armerina, ritenuto il grande complesso musivo di tutta l’arte
romana. L’artista cristiano userá il mosaico per
esprimere la sua fede: i pavimenti delle chiese saranno rivestiti
dal tappeto policromo musivo. A Firenze, nel Quattrocento, esistono
mirabili esempi dovuti al Ghirlandaio e a Baldovinetti. A Venezia
la tradizione tecnica restó viva seppure sempre piú svuotata
di significato: la decorazione della basilica di San Marco continuó ancora
nel periodo barocco. Esercizi di virtuosismo privi di valore
artistico sono le copie a mosaico di dipinti di celebri artisti,
fatte a Roma nell’Ottocento. Attualmente il mosaico conosce
un rinnovato favore, poiché appare particolarmente rispondete
a talune esigenze decorative del gusto contemporaneo. Il mosaico
ha potuto oggi imporsi come arte vivente dopo un lungo periodo
nel corso del quale venivano perpetuate le convenzioni iconografiche
e formali bizantine e tardomedioevali. Oggi ci si accorge che
il mosaico dispone di molte piú possibilitá di
creazione e di impiego che in qualsiasi altro tempo. ... questi
ultimi last but not least – va ricordata Maria Grazia Brunetti,
faentina, insegnante di mosaico all’istituto state d’arte
di Firenze. La Brunetti ha realizzato lavori di grande impegno
in Italia e all’estero; è autrice di un prezioso
volume didattico – Il mosaico/Un mondo di costruire immagini – pubblicato
recentemente da Paravia, dove è spiegato in forma piana
come si fa il mosaico, che cosa occorre per farlo, corredando
il libro con una breve storia e riunendo alcune autorevoli testimonianze.
Interpellata sulla sua attività di mosaicista, Maria Grazia
Brunetti ha sottolineato la ricerca che svolge da anni sui materiali
e sui possibili usi in architettura, nello spazio architettonico,
nell’arredo urbano e nel restauro dell’arredo urbano.
A livello didattico la ricerca ha dato luogo a una serie di “tessuti
realizzati con materiali diversi, per la maggior parte poveri
e di recupero come scampoli di marmo, ritagli di specchi, residui
di fusione, scarti di vetro, grès industriale, mosaico
vetroso, sassi, ghiaia, lavagna, fossili ecc. Attualmente, a
scuola, ha in corso alcune esperienze realizzate col computer
che dovrebbe ridurre notevolmente i tempi di progettazione a
vantaggio dei costi di lavoro, oltre che facilmente la lavorazione.
In collaborazione con lo psicologo prof. Paolo Borri, ha presentato
recentemente un progetto al Ministero e al Consiglio nazionale
delle ricerche in cui si prevede di inserire il lavoro del grès
monocromo in un programma per i non vedenti. Quello stesso progetto
era stato presentato dalla stessa Brunetti nel corso di un convegno
internazionale sul mosaico nel 1980.
testo di Giorgio Ruggeri
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Maria
Grazia Brunetti
Si
forma all’Accademia del Mosaico di Ravenna sotto
la guida dei Professori Orselli e Signorini.
Nel ‘59
inizia l‘attivitá di insegnamento all‘Istituto
d‘Arte per il Mosaico di Ravenna e parallelamente
porta avanti una sua ricerca personale sui possibili tessuti
musivi e sui possibili materiali riferiti allo spazio architettonico
e l‘arredo urbano con l‘intento di riprodurre
il mosaico in versione moderna. Tale ricerca diventa progressivamente
uno stimolo ad un più preciso percorso di conoscenza
applicabile globalmente al rapporto col reale, processo
del tutto personale in cui la funzione intuitiva è prioritaria
e trainante del razionale.
Collabora
per più di un decennio con il pittore Andrea Raccagni
realizzando opere pubbliche e private in Italia e all’estero.
A
metà degli anni settanta si trasferisce a Firenze,
avendo avuto la cattedra di mosaico all‘Istituto
d‘Arte di Porta Romana dove crea un laboratorio che
viene definito da Fisher – insigne critico, autore
di un libro sul mosaico “il primo centro internazionale
di ricerca per il mosaico moderno”.
Sono
degli anni ottanta i grandi mosaici pavimentali dove Brunetti
affronta contemporaneamente l‘esperienza didattica
e di cantiere.
Negli
anni novanta avendo lasciato la scuola, si dedica ancora
all‘insegnamento all‘interno di corsi organizzati
da enti pubblici e associazioni, alcuni con finanziamenti
CEE, per il recupero di antichi mestieri e l‘addestramento
al lavoro delle donne e dei giovani. |
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